Sony LinkBuds, secondo me

Le Sony LinkBuds

Per fortuna non è e non può essere una recensione seria, altrimenti sarei già in difficoltà prima di cominciare, per il semplice motivo che l’UNBOXING, quello che per quelli seri è uno dei momenti più importanti, per me è stato quasi un fallimento, e del tutto un motivo di stress.
Avrei voluto non strappare niente dell’imballo, perché di solito mi piace far così, e a maggior ragione in questo caso, perché, mi dicevo, non si sa mai debba restituirli, ma invece dopo minuti e minuti mi sono arreso, la linguetta che teneva bloccato l’involucro esterno della confezione l’ho dovuta forzare e quindi l’eventuale restituzione non sarebbe stata più impeccabile come altre volte mi è capitato.

Detto di questo primo approccio, entro nel vivo del mio racconto dei LinkBuds, consapevole che essendo l’ennesima esperienza raccontata con questo prodotto, non sarà difficile che ritroviate riferimenti, dettagli e sottolineature sia voluti che inconsapevoli, alle altre che abbiamo letto, anzi proverò ad evitare di ripetere ciò che ritengo sia molto meglio raccontato in altre recensioni più complete, badando a sottolineare ciò che mi sembra essere più significativo per il mio uso personale, o più in generale per un utilizzo da parte di un non vedente.

Primo approccio e Pairing.

Come già letto altrove, già dal primo contatto con la custodia di ricarica, se si ha avuto esperienza, giusto per esempio, con gli EarPods Pro, l’impressione che se ne ricava è di una qualità meno premium, dal feedback tattile sul materiale con cui è realizzata, dal meccanismo con cui si apre e dal modo in cui sono ancorati gli auricolari al suo interno, ovvero ad incastro invece che con un richiamo magnetico come per gli auricolari di Apple. Ciò non di meno, per questi ultimi due aspetti, non sono certo che siano soluzioni del tutto sconvenienti nel quotidiano, non ho ancora sperimentato sul campo, ma ho il sospetto che se mi cadesse la custodia, è probabile che non si apra spargendo in giro i due auricolari, cosa che mi è puntualmente accaduta più volte con gli AirPods Pro.

Andiamo ad usarli, provvedendo subito all’accoppiamento con il nostro iPhone, sul quale avremo già scaricato l’app con la quale Sony gestisce tutte le sue cuffie e auricolari Bluetooth:
HeadPhones
Dopo averla avviata, e superate le prime tipiche schermate introduttive, per autorizzarla all’uso del Bluetooth, delle notifiche, e quant’altro ancora, , , apriamo il Case premendo il pulsantino presente sulla parte anteriore, giusto per intenderci, quello opposto alla presa USB C per ricaricarlo, , poi stacchiamo gli auricolari senza fretta, ovvero sentendo per bene il modo in cui sono collocati dentro, in modo da non avere dubbi su come riporli successivamente.
Trattandosi del primo avvio, i LinkBuds saranno già pronti per l’abbinamento, tanto che dopo qualche istante sulla schermata dell’app dovreste avere riscontro di ciò.
Dopo averli abbinate e magari aver già riprodotto, oltre al nostro VoiceOver, anche un brano test con cui avere un primo assaggio della riproduzione, direi che è cosa importante dedicarsi subito alla valutazione della loro indossabilità relativamente al nostro orecchio, cosa che potrebbe durare pochissimo se le linguette in gomma di cui sono dotati già appena fuori della custodia fossero adatte alle misure delle nostre cartilagini auricolari, o anche parecchio se invece saremo costretti ad individuare le più adatte tra le altre quattro paia che sono nascoste dentro una scatolina di cartone all’interno della confezione, anzi a questo proposito preciso che la suddetta scatolina è collocata sulla parte sinistra dello spazio destinato ai manuali, e la si sfila attraverso una piccola linguetta anch’essa in cartone. Dentro ce ne sono 4 paia di dimensioni diverse, e per meglio individuarle nel loro alloggiamento, occorre ricorrere a tutte le nostre abilità manuali, poiché anche se di primo acchito non lo si evince al tatto, le quattro coppie sono divise da due piccoli separatori, è meglio sfilarle con cautela, perché dopo averle mischiate potrebbe non essere semplice dividerle secondo la loro misura, oltre che rischiare di perderle in giro.

Indossabilità.

Nelle prossime righe leggerete sicuramente espressa subito una delle mie valutazioni positive circa i Sony LinkBuds, perché si, una volta individuati le linguette di gomma più adatte al nostro orecchio, dopo essersi assicurati che rimangono ben ancorate tra la cartilagine sotto alla cavità auricolare, (qui va appoggiato l’anello rigido),e l’altra, la più sporgente sulla parte alta dell’orecchio stesso, (qui si ancora la linguetta in gomma),dopo molto poco, sicuramente nel mio caso è andata così, se ne apprezza uno dei punti di forza con cui i LinkBuds si sono affacciate nel panorama degli auricolari True WireLess. Sono leggerissimi, non introducono alcun gommino dentro il nostro orecchio, e pur tuttavia sono capaci di rimanere molto ben ancorati, tanto da resistere benissimo al loro posto nonostante movimenti non esattamente delicati della nostra testa. Al contrario di tutti gli altri che ho avuto fin qui, questi sono auricolari che potrei dimenticare di avere addosso dopo aver interrotto la riproduzione, anzi per dirla tutta mi è già capitato. Ovviamente oltre alla comodità nell’indossarli, attribuisco quest’ultimo aspetto anche, forse soprattutto, all’altra caratteristica che rende unici, questi auricolari, ovvero la “trasparenza all’ambiente”, ma ci ritorno dopo.

qualità della riproduzione.

Premettendo che da un paio di auricolari di qual si voglia fatta non mi aspetto si possa ricavare un suono impeccabile secondo i canoni Hi-Fi, ovviamente come ciascuno di noi può avere sperimentato negli anni ci sono quelli che suonano bene, chi più e chi meno, e poi ce ne sono che non si riescono a tollerare molto a lungo nell’ascoltare musica, ma anche soltanto il nostro VoiceOver, ecco, per fortuna questi sono tra quelli la cui riproduzione è assai gradevole, e menomale, si potrebbe dire, considerando quel che costano. Hanno un buonissimo livello di dettaglio e soprattutto una buonissima spazialità, restituendo un ampio fronte sonoro, probabilmente soprattutto in ragione della scelta costruttiva che prevede un foro al centro del driver, caratteristica peculiare e innovativa dei LinkBuds, e che, detta in soldoni, non imprigiona più di tanto il suono all’interno della nostra testa.
Purtroppo però c’è un rovescio della medaglia, ovvero un Range di risposta in frequenza non all’altezza dei concorrenti, AirPods Pro in testa, non fosse altro perché li conosco molto bene. Le pecche si manifestano soprattutto agli estremi dello spettro, in misura assai minore negli alti che mancano di un po di “magia” e di raffinatezza, e che si manifesta soprattutto in ragione della qualità del messaggio sonoro che riproduciamo, ,
ma il deficit maggiore è nei bassi, qui il famoso foro che ne costituisce la caratteristica unica degli auricolari, finisce con l’incidere in modo molto sensibile nel non restituire corpo agli strumenti, e rendendo sicuramente non particolarmente emozionante la riproduzione della nostra musica, ed io non sono uno di quelli che ama i bassi invadenti e spesso insopportabili di molti sistemi di riproduzione molto in voga in questi ultimi anni, cuffie o altoparlanti che siano.
A questo punto se vi state scoprendo perplessi su quanto state leggendo, tranquilli, quel che credo è che, al netto delle apparenti contraddittorie valutazioni che ho espresso, alla fine di questo punto, mi sento di affermare che l’acquisto di un auricolare in genere , ma a maggior ragione dei Sony LinkBuds, non si può giustificare per la capacità di riprodurre al meglio la nostra musica, gli aspetti che vanno considerati debbono essere altri, e quindi i LinkBuds, come scrivevo all’inizio del punto, complessivamente suonano in modo molto ma molto gradevole e quasi mai affaticante.

trasparenza.

Eccoci all’altra caratteristica peculiare dei LinkBuds, che nel caso l’utlizzatore sia un non vedente diventa, secondo me, un assoluto punto di forza, il modo in cui è costruito il driver che riproduce il suono caratterizzato da un foro centrale, permette di non perdere la consapevolezza di ciò che accade intorno. Ovviamente non è possibile affermare che non si perde niente, che sia esattamente come non averle, nessuno meglio di noi sa quanto la nostra capacità uditiva necessaria per l’orientamento nell’ambiente è facilmente condizionabile da qualsiasi dettaglio, pur minimo e apparentemente insignificante, ma fatta la tara con tutto questo, avere indosso i Sony non solo non ci isola, ma non altera in modo significativo la qualità e il livello di dettagli necessari per muoverci in un ambiente chiuso, ovviamente, ma anche all’esterno, sicuramente dopo un utile periodo di training, quando necessario evidentemente, e non per il semplice gusto di complicarci la vita 😀, ci permette di avvalerci di una di quelle applicazioni utili all’orientamento, SoundScape, Ariadne GPS o altre, senza mettere a repentaglio la nostra incolumità.
A questo punto diventa naturale far cenno ad approcci diversi nel modo di farci sentire ciò che ci accade intorno, ovvero alle modalità “trasparenza” di cui sono dotati parecchi altri auricolari di fascia alta, e in particolare le AirPods pro. Io sono tra quelli che hanno sempre valutato fin dal primo momento assai buona la ricostruzione di quanto riescono a restituire gli auricolari di Apple, e qui ho usato non a caso ricostruzione e restituire, proprio perché quel che ci arriva passa attraverso una elaborazione digitale del suono, che per quanto di ottima qualità, a mio sindacabilissimo parere, non pareggia del tutto la timbrica naturale che conserva lo spettro sonoro che passa attraverso l’anello delle LinkBuds.

Pro e contro di caratteristiche presenti o assenti.

Fatta la pace con l’applicazione HeadPhones che, a fronte di un’accessibilità in un certo senso tecnicamente accettabile, ma che risulta essere un po’ farraginosa e spesso imbarazzante nel modo in cui sono tradotte alcune parti, si possono abilitare alcune funzioni non fondamentali ma in alcune circostanze utili e carine.
Quella che ancora dopo qualche settimana d’uso ho lasciato attiva, è la funzione che viene detta:
“”Controllo adattivo del volume”,
ovvero impostando un livello di riproduzione medio dei nostri contenuti, se qualche suono esterno irrompe nell’ambiente, può essere l’acqua che scorre da un rubinetto, il rumore di un aspirapolvere, e altro ancora, il volume si alza di quel tanto che il più delle volte permette di non perdere alcun dettaglio della musica, o ancora più utilmente del libro che stiamo ascoltando.

Altra peculiare caratteristica dei LinkBuds è il modo con cui impartire i classici comandi di riproduzione/pausa, brano precedente/successivo, o richiamare la nostra assistente virtuale. Oltre alla possibilità di effettuare dei doppi o tripli tap sulla piccola sfera sporgente degli auricolari, si possono comunque ottenere con pari numero di colpetti nell’area del viso immediatamente a ridosso dell’orecchio. Oltre al marketing che può esserci dietro alla scelta, sicuramente occorre valutare un aspetto positivo, ovvero la possibilità di non alterare il posizionamento dei LinkBuds nel nostro orecchio allorquando fossimo costretti esclusivamente a toccarle per richiamare i comandi.

Questa terza invece non l’ho trovata sempre utile tanto che mentre scrivo è disattiva:
“Dettatura vocale testo”,
Parlavo prima di traduzioni imbarazzanti, ecco questa credo possa meritare un qualche Oscar, . Non c’è alcun nesso con la funzione a cui richiamerebbe il nome, e che conosciamo più coerentemente associato alla relativa caratteristica del nostro iOS. giusto per rimanere a casa 😀.
Una volta attivata, durante la riproduzione di un nostro contenuto, se qualcuno vicino a noi ci parla, se richiede la nostra attenzione, la funzione mette automaticamente in pausa quello che stiamo ascoltando, il problema è che spesso anche un nostro colpo di tosse o altri suoni evidentemente in grado di confondere l’algoritmo, fanno attivare la funzione e alla lunga non sempre lascia insensibile il sistema nervoso. Certo che se si è su un treno tranquilli ad ascoltare musica, ed è il controllore a richiedere la nostra attenzione, in quel caso può essere utile.
Cosa da sottolineare è che se ne può personalizzare il tempo dopo il quale riattivare la riproduzione, oppure fare in modo che capisca da solo quando farlo.
Questa è la “Dettatura vocale”, ovviamente è di tutta evidenza l’assurdità della traduzione, ma la cosa bella è che la Sony Italia non ha ancora trovato modo di correggere lo strafalcione di un qualche traduttore automatico, considerando che alcuni articoli sui vari blog raccontano che già da qualche tempo la funzione sia disponibile su altri auricolari Sony, si vede che noi italiani meritiamo ancora di godere di questa perla.

Per tornare a un confronto già intrapreso in altri punti con gli AirPods Pro, ma anche con i Max e con i classici di terza generazione, ecco i Sony LinkBuds purtroppo non sono in grado di offrire audio spaziale quando li interfacciamo con i nostri iPhone, ne per sentire la musica, ne per i video così codificati.
Una importante eccezione interviene quando li utilizziamo insieme a SoundScape, qui è possibile ottenere grazie al tracciamento dei movimenti della testa, una risposta audio in grado di ricostruire lo spazio intorno a noi.nell’ambiente.

Se questa personale esperienza con questi auricolari fosse stata pubblicataprima del novembre 2022, a questo punto avrei dovuto sottolineare un aspetto negativo dei Link Buds, ovvero l’impossibilità di essere usati contemporaneamente su più dispositivi, ma per fortuna dalla versione 9.2.7 dell’applicazione HeadPhones, e grazie ad un aggiornamento del Firmware, questo significativo limite della prima ora, è stato rimosso.

Chiudo questo paragrafo dedicato ai pro e ai contro, citando l’assenza di una delle funzioni più gettonate in questi ultimi anni quando si va a scegliere degli auricolari senza fili, ovvero la riduzione attiva del rumore. Nel nostro caso però, sarebbe assolutamente ingeneroso, anzi, improprio, addebitare ai LinkBuds questa assenza, sono state realizzate per rispondere ad una esigenza totalmente opposta, e come ho provato a raccontare, secondo me ci riescono bene, invece per godere di un salutare isolamento quando si è in aereo, treno o a casa mia, dove i martelli pneumatici nell’appartamento accanto imperversano senza sosta, ecco, in questi casi l’uso dei miei AirPods Pro, risulta indispensabile per sopravvivere.

Note e curiosità:

Nota 1. è possibile scaricare il pacchetto che vocalizza in italiano i messaggi vocali dei LinkBuds;
Nota 2. Siri può essere richiamata soltanto tramite comando sugli auricolari;
Nota 3. . L’assistente virtuale che si può richiamare a mani libere e soltanto Alexa;
Nota 4. Si possono indossare tranquillamente anche mentre si mangia senza averne alcun fastidio;
Nota 5. Purtroppo è necessario calibrare il tracciamento della testa tutte le volte che si utilizza Soundscape ; non necessaria quando si usano gli auricolari Apple;
Nota 6. Tramite l’applicazione è possibile avvalersi di un equalizzatore;
Nota 7. La durata della batteria è di circa 5.5 ore più altre due ricariche tramite la custodia, per complessive 17 ore;
Nota 8. Sono impermeabili agli spruzzi d’acqua;
Nota 9. Qualità del microfono in conversazione molto buona;
Nota 10. Singolarmente è possibile utilizzare soltanto l’auricolare destro;
Nota 11. Latenza non al livello degli auricolari Apple.

Conclusioni.

Sicuramente sarebbe stato possibile raccontare qualche dettaglio in più, magari sulle funzioni presenti all’interno dell’app con cui si interfacciano, ma come dicevo all’inizio, questa voleva essere soprattutto una piccola carrellata della mia personale esperienza d’uso, e non un manuale. Da considerare sempre che indossabilità e qualità della riproduzione sono parametri assolutamente soggettivi, quindi quanto ho scritto, o quanto si legge in giro, va verificato col proprio orecchio, in tutti i sensi. 😀.

Vi incollo il link al prodotto e vi ringrazio per essere arrivati fin qui.

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